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«Non sorridere, sii aggressiva»

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Va di moda (nella moda) «il grugno che ti fa brutta». Il gruppetto di ventenni è seduto in seconda fila. Marco e Luca sono «driver», Luca un «accompagnatore »: «Ma guardale guardale: inespressive non dicono nulla. Anche lei che fuori è la più bella...».

«Non sorridere, sii aggressiva»

E indica (Luca) una modella dai lunghi capelli rossi e uno sguardo fra il catatonico e l?incazzato! Sfilate che vai, grugni che trovi: c?è Eva Riccobono, irriconoscibile, lei sempre così solare. E Gisele Bundchen, da schianto, giù dalla passerella mentre su, una sfinge. Anja, Tanya, Marie, Isabel, Karmen...: scorrere i flash alla ricerca di un sorriso è tempo perso. E i commenti sulle immagini nei giornali: «Ma che mostri!», salvo poi restare (i commentatori) puntualmente inebetiti davanti al «in carne ed ossa»: d?accordo, sempre troppo alte e sempre troppo magre, ma comunque belle.
Flash impietosi? Ordini dall?alto? Tendenze? «Tutta colpa dei grandi fotografi della moda ? dice sicuro un regista di sfilata ?: se loro decidono che va l?immagine della donna emaciata, tormentata, aggressiva così sarà anche sulle passerelle». Leggere per credere i cartelloni appesi nei back stage con le ultime raccomandazioni: «Sii aggressiva. Tu sei irraggiungibile. Stendili senza sorridere, mai». Oppure tassativo: «Non sorridere!», «Determinazione». E loro eseguono: dopo l?ultima chiamata, quando attacca la musica e loro sono lì fila ad aspettare il turno per uscire, i sorrisi si spengono e il «grugno» s?accende. E durerà per tutto il tempo della sfilata, cambi d?abito (frenetici) compresi (ma lì è comprensibili).
Isabel, 22 anni, brasiliana di San Paolo, bionda, occhi verdi, bocca pronunciata, uno spettacolo vederla ridere mentre al cellulare parla con qualcuno. «Perché siamo così serie quando sfiliamo? Ce lo chiedono, anzi ce lo ordinano. Vietata la ben che minima allegria: bocca chiusa, sguardo fisso e via andare. Anch?io quando poi mi vedo nelle foto quasi non mi riconosco. Sfido che poi dicono che sembriamo tutte delle tristi anoressiche. Se poi porto i giornali a mia madre, lei si spaventa e pensa che quando sto fuori sono triste, non mangio, mi trascuro, deperisco!». Un po? quello che tutti pensano, oggi. Vedi il dibattito che dal problema anoressia si sta spostando verso il mondo delle immagini (sbagliate) trasmesse dal fashion system.
La parola agli stilisti: «Le modelle che ancheggiavano, ridevano è roba anni Ottanta. Io a loro chiedo solo di essere "solari"» dice Graeme Black stilista di Ferragamo. Oddio non è che il «solare» in passerella si noti tanto... «E poi c?è la storia dei tacchi. Le ragazze ne sono ossessionate. E? il loro incubo, da due anni a questa parte ? continua lo stilista ? da quando sono arrivati a ben oltre i dieci centimetri: sono così concentrate sul "non cadere" che non pensano ad altro». Gisele docet: a fine passerella arriva persino a una «sbuffata» liberatoria dopo quei quaranta metri sugli spilli.


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fonte:corriere.it
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